MAYDAY MAYDAY: IL MIO BIMBO E’ RIFIUTATO DA TUTTI

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Come ogni anno, anche quest’anno, l’estate è un periodo carico di ansie e preoccupazioni per molti genitori, che mi scrivono messaggi di ogni tipo per capire meglio la situazione e come agire. Tra i tanti ricevuti in queste settimane, dopo quasi un mese che non sono riuscita a trovare il tempo di dedicarmi a questa pagina (e me ne scuso), desidero condividere con Voi la risposta data a una mamma, molto dolce e premurosa, che mi ha scritto il messaggio che allego in foto. La questione è molto semplice: la signora vive con disagio il fatto che il figlioletto di 6 anni si trova spesso ad essere escluso dal gioco libero tra pari, in spiaggia come al parchetto comunale.

Ho deciso di condividere questa risposta perché – purtroppo – è una situazione più comune di quanto si possa immaginare e che spesso attiva in noi genitori sentimenti ambivalenti e un forte impulso ad agire in difesa del nostro cucciolo… ma è veramente la cosa più opportuna da fare, in prima battuta?

Quando ho ricevuto il messaggio in foto, l’ho letto e riletto attentamente perché istantaneamente avevo ben colto il disagio della signora in rapporto a quanto vede nella relazione tra suo figlio e gli altri bambini ma ho faticato a comprendere le emozioni del minore “escluso”. Allora, la prima cosa che dovremmo chiederci in una situazione simile è “COME VIVE LA DINAMICA RELAZIONE MIO FIGLIO? LO VEDO AFFRANTO? E’ PIU’ UN MIO DISPIACERE CHE SUO? LUI E’ COMUNQUE TRANQUILLO?”.

Nel caso il bimbo fosse reamente a disagio (anche lui, come la madre) per la dinamica relazionale, prima di tutto (prima di andare a parlare con gli altri bimbi e dire loro che è triste che il nostro cucciolo è sempre “il cattivo”), potrebbe essere utile parlare TRANQUILLAMENTE con nostro figlio e mostrargli la nostra piena comprensione, specificando che mamma e papà colgono il suo disagio (se c’è!).

Personalmente, poi eviterei di sostituirmi subito al bimbo andando io a parlare con gli “amichetti” perché così si rischia di far passare il messaggio a nostro figlio che lui non è capace di risolvere da solo la questione ma ha bisogno di un aiuto esterno (e in tal modo si sentirebbe ancor più insicuro, anche perché avendo ormai 6 anni ed accingendosi a iniziare la scuola primaria tra un paio di mesi, non potremo realmente sempre essere al suo fianco per mediare difficoltà relazionali tra pari: meglio sostenerlo nell’imparare a cavarsela da solo!).

Quindi?

Quindi, ci si può far raccontare dal figlio quel che, per lui, è successo e come mai, secondo lui, gli altri bimbi hanno reagito così nei suoi confronti. Poi, lo si può invitare a ipotizzare insieme una soluzione: “Vediamo, che cosa potresti fare/dire tu?”, prestando attenzione a non porsi come il genitore saputello che già conosce la soluzione giusta.

Eviterei di drammatizzare troppo per evitare di amplificare emozioni e situazioni che magari nostro figlio vive ancora più serenamente di noi: meglio, mantenere sempre un atteggiamento calmo e rilassato!

Si potrebbe poi cogliere l’occasione per introdurre il tema che non sempre si può essere accettati da tutti perché succede che nella vita ci siano simpatie ed antipatie. Certo, sarebbe bello che tutti ci corressero incontro a braccia aperte ma – ahimè – ciò non è realistico e i bimbi possono – se sostenuti dai genitori – imparare a vivere serenamente anche qualche rifiuto. Adesso magari quei bimbi non vogliono giocare con lui ma anche a lui magari capita di giocare con un amico e non aver piacere di giocare anche con tizio.

Infine, se pensiamo realmente che nostro figlio abbia problemi di socializzazione, in una prima fase, suggeriamo al nostro bimbo di socializzare con un bimbo/a per volta, invitandolo a giocare al ns ombrellone (se siamo in spiaggia) o nel ns giardino (se siamo a casa) perché il rapporto uno a uno favorisce la conoscenza e la sperimentazione delle dinamiche relazionali 😉

In generale, niente panico!

P.S: Esistono anche bimbi che per carattere, magari perché altamente sensibili, già di per sé non amano troppo giocare in grandi gruppi o con bimbi troppi movimentati o poco familiari e ciò non è un difetto o un problema per loro (anche se a noi piacerebbe vedere sempre nostro figlio come il bimbo leader o più ricercato dal gruppi di pari)!

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