Tutti gli adulti che hanno esperienza di bambini piccoli (0-6 anni) si sono meravigliati, almeno una volta, della rapidità con cui cambiano umore e sanno trasformarsi, in un attimo, da meravigliosi angioletti a terribili demoni di difficile controllo. In dieci anni di professione, infinite volte, ho sentito descrivere i figli in termini assolutamente contrastanti: “mio figlio sa essere tanto tenero e affettuoso quanto aggressivo e irascibile”, “questo bambino cambia umore a ogni battito di ciglia, è delizioso e collaborate quanto oppositivo e testardo quando non vuole fare una cosa”, “Giacomo ha sbalzi d’umore destabilizzanti e, talvolta, sembra un piccolo tiranno …” , etc…
Ebbene sì, i bambini, soprattutto in età prescolare (ma talvolta, anche dopo) hanno personalità instabili e il loro “disturbo” non è patologico quanto piuttosto connaturato al loro percorso evolutivo, ovvero – come spiega Gordon Neufeld – la personalità del bambino ha origine dall’IMMATURITA’ del suo cervello ed è caratterizzata da comportamenti ossessivi, teneri, impulsivi, ansiosi, deliziosi, irriflessivi, generosi, mutevoli, aggressivi, oppositivi, compulsivi e tutto tranne che prevedibili!
IL BAMBINO E’ TRAVOLTO DA UNA QUANTITA’ DI PENSIERI, SENTIMENTI, IMPULSI E PREFERENZE CHE NON RIESCE A TENERE INSIEME PER DAR FORMA A UN QUADRO GENERALE.
Il ruolo dell’adulto è di creare le condizioni che permettono al cervello di maturare in modo naturale, senza armare battaglie contro i tratti della sua personalità!
Alla nascita, il cervello è la parte più indifferenziata/immatura del corpo, il che vuol dire che le sue cellule mancano di funzioni specifiche e mancano adeguate connessioni sinaptiche tra neuroni importanti per poter gestire adeguatamente gli stimoli e le emozioni. Detta ancora più semplicemente, alla nascita, sono “attive” soltanto alcune aree cerebrali deputate a compiere comportamenti in modalità automatica (non cosciente), quali piangere, succhiare e afferrare. Le altre aree (la maggior parte) sono ancora immature e la mente dei bambini piccoli richiede, in media, dai 5 ai 7 anni di sviluppo sano per realizzare un’integrazione completa delle funzioni cerebrali, ossia per permettere a tutte le parti del cervello di stabilire una comunicazione reciproca.
Quindi, alla base della personalità mutevole e instabile del bambino piccolo c’è una mente immatura che non può avere ragione di tutti gli stimoli e i segnali sensoriali che riceve e, finché la corteccia prefrontale non è sufficientemente integrata, un bambino piccolo resterà impulsivo e intemperante.
I progressi nelle neuroscienze, però, hanno mostrato anche che lo sviluppo cerebrale è spontaneo ma non inevitabile e, pertanto, uno sviluppo sano dipende molto dalle relazioni con le persone e dal modo in cui queste si prendono cura del sistema emotivo del bambino: è l’esperienza che il bimbo fa che CREA, ATTIVA e RAFFORZA le sue vie neuronali.
“I bambini crescono (ovvero imparano a gestire meglio le loro emozioni e i loro comportamenti) quando gli adulti creano per loro i giardini relazionali in cui giocare e fiorire” (D. MacNamara): ecco perché tanto più un bimbo è impulsivo e imprevedibile nei suoi repentini sbalzi d’umore, tanto più l’adulto deve rimanere sereno e tranquillo (nonché prevedibile), evitando di creare tensioni che allontano il fanciullo dall’ambita stabilità emotiva.