Con ieri, in Italia, si è entrati ufficialmente nella fase 2, la cosiddetta “fase di convivenza con il virus e lenta ripresa della normalità” (anche se, a onore del vero, di “normalità” c’è ben poco!).
Le scuole e i servizi per l’infanzia restano chiusi, i nonni sono a rischio contagio e la babysitter, sovente soggetto esterno al nucleo familiare, potenziale “untore”.
Che dire?
Ansia, preoccupazioni e incertezze, nonché rabbia, frustrazione e tristezza non possono che essere tutte reazioni legittime dei genitori in questa faticosa situazione.
A tutto ciò, inoltre, per molte mamme, seppur desiderose di rientrare al lavoro per ritrovare del tempo per sé senza prole urlante al seguito, non può che sommarsi una sana PAURA della reazione del proprio bimbo al DISTACCO dopo lunghe settimane di convivenza non-stop.
Il distacco è un momento importante da affrontare con la giusta calma, affinché diventi un’occasione di crescita per i figli e non l’ennesimo cambio repentino di routine per un piccolo in balia delle scelte dell’adulto.
Per fortuna, non è andata ancora in porto l’ipotesi avanzata nelle scorse settimane di riaprire i nidi e le scuole materne già da giugno, lasciando i bimbi al cancello (tipo pacchi postali), vietando ai genitori di entrare nella struttura e alle educatrici di prenderli in braccio per consolarli!
Che il bimbo abbia 12 mesi, 2 anni oppure 5 cambia poco, dopo essersi abituati ad avere mamma (o papà, o entrambi) sempre presente/i in casa, reazioni di pianto, insicurezza e nuove regressioni (nell’alimentazione, nel sonno, nelle autonomie, …) sono prevedibili e fisiologiche.
Come fare, allora?
Andando in una qualsiasi libreria, ormai si possono trovare tantissimi libri sul tema del distacco sia per genitori che per bambini, trovandosi quasi nell’imbarazzo della scelta tra quale dei molteplici consigli seguire (dalla scorta di baci in tasca, al rituale del saluto fino agli albi illustrati): tutti validissimi ma nessuno miracoloso!
I BAMBINI HANNO BISOGNO DI TEMPO:
– tempo per capire ciò che sta succedendo,
– tempo per metabolizzare il cambiamento,
– TEMPO PER CRESCERE!
I bambini hanno bisogno che li si renda partecipi, per tempo, degli eventi. Hanno bisogno che, già qualche giorno prima, si racconti loro che la mamma (o il papà, o entrambi) deve/devono rientrare al lavoro, mentre loro staranno con … e faranno ….
Ciò è fondamentale per consentire al bambino di costruirsi un’adeguata aspettativa di ciò che succederà. Ciò è rassicurante! Non è forse così anche per noi adulti? Quasi tutti i pazienti desiderano sapere che cosa succederà in sala operatoria prima di andare sotto i ferri, ciò rassicura e aiuta a contenere l’angoscia.
Non smetterò mai di dirlo: i bambini sono soggetti (esattamente con noi adulti), non sono bambolotti che si possono manovrare, spostare o parcheggiare a nostro piacimento senza renderli partecipi: questo atteggiamento li fa sentire impotenti, insicuri e in balia degli eventi, andando a minare profondamente la loro autostima e la fiducia nel mondo!
I bambini, in particolare dai 18/20 mesi circa, hanno BISOGNO di sentirsi attori della loro vita, di sentire di avere un controllo sul mondo esterno… e vanno rispettati!
Dire loro con anticipo ciò che succederà, magari nominando anche le possibili emozioni associate li aiuta a vivere più serenamente (in generale così come al momento del distacco)
Per esempio: “Quando Ti saluterò alla porta per andare al lavoro, ti potrebbe venire da piangere o aggrapparti forte a me. Sarà un pochino di tristezza. È normale! Capita anche a me, talvolta. Io sarò lì ad abbracciarti finché ne avrai bisogno e poi nonna (o chi per essa), Ti potrà prendere in braccio e mi saluterai con la manina… e quando tornerò mi racconterai cosa hai fatto in mia assenza…”.
LA FRETTA E’ NEMICA DEI BAMBINI E FORIERA DI STRESS PER GLI ADULTI!
Con la ripresa del lavoro, allora, cerchiamo di non perdere tutto d’un tratto la lentezza sperimentata fino a ieri!