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ULTIMO GIORNO DELL’ANNO

img ultimo giorno dell'anno

Con oggi anche questo 2020 volge al termine e molti – me compresa – si ritrovano a fare i conti con quello che sono stati i 12 mesi precedenti e, in termini di bilanci finali, ahimè, quest’anno probabilmente andrà alla storia come “l’anno del coronavirus”, l’anno della pandemia e dei lockdown e attribuiremo al Covid19 molte delle emozioni esperite, soprattutto pensando a quelle “negative” di tristezza, disperazione, apatia e frustrazione.
Ma siamo propri sicuri che sia solo il Covid19 la causa di tutte le fatiche emotive vissute in quest’anno?
E se invece, in onestà, ci dicessimo che la pandemia e i conseguenti lockdown hanno “semplicemente” slatentizzato pregresse ferite e dolori che ci portiamo dietro dalla nostra infanzia?
È solo il contatto con le nostre ferite più profonde che ci permette di trovare serenità autentica anche in situazioni avverse e stressanti.
Le emozioni che viviamo oggi, da adulti, infatti, spesso non solo altro che lo specchio di emozioni pregresse risalenti alla nostra infanzia. L’essere umano – come tutti i mammiferi – è soggetto a un “imprinting emotivo” nei primi giorni, mesi, anni di vita, che può durare fino alla morte, a meno che il soggetto non si attivi in prima persona per interrompere questa catena di ripetizioni!

Allora, come dice la psicologia della Gestal: “È QUANDO SI CHIUDE UN CICLO CHE SE NE PUÒ INIZIARE UN ALTRO E UNO DEI CICLI PIÙ IMPORTANTI È QUELLO DI CONTATTO CON LE PROPRIE FERITE”.

Il mio augurio per il prossimo anno è che ciascuno possa trovare la forza e il coraggio di guardarsi dentro per liberarsi da pesanti zavorre che ci opprimono, fisicamente ed emotivamente!

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