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IL DOLORE DELLA VITTIMA

img il dolore della vittima

Elvira, ma io ce la farò veramente a uscire da tutto questo dolore?”

Saluto l’ultimo paziente della giornata, sto per uscire dello studio e ancora mi rimbomba nelle orecchie questa domanda, quale grido disperato di aiuto e speranza di S.
S. è una ragazza, una giovane madre con più figli, “vittima” di un passato pesante e violento che la imprigiona e l’angoscia da cui vuole affrancarsi, dal quale vuole dis-identificarsi ma che, al contempo, la fa sentire qualcuno: lei è la “vittima”!
S. è stanca di sentirsi vittima del mondo, vittima dei comportamenti altrui, vittima dei suoi genitori, vittima del suo compagno, vittima di … eppure, essere vittima è qualcosa che lei conosce: è un vestito con il quale ha imparato a muoversi nel mondo, con il quale ha imparato a presentarsi agli altri, con il quale non si sente nuda!
S. non vuole più essere “vittima” ma senza questo significante è il vuoto! È paura, angoscia, dolore!

Cara S., ti dedico allora questo post serale e insieme a te lo dedico a tutte le S. che lo stanno leggendo, a tutte le “vittime” che hanno UMANAMENTE paura di spogliarsi di un vestito che per quanto scomodo, rotto e forse sporco è comunque un vestito che ci protegge dal vuoto di senso!

S. hai ragione, il tuo dolore è tanto, è forte, è profondo ma non sei sola! Il tuo viaggio verso la consapevolezza non è facile e il dubbio sulla meta (“ce la farò?”) è legittimo, umano, ma questo tuo viaggio è il viaggio di ciascuno di noi, di tutti coloro che non vogliono più essere “vittima” del dolore ma ambiscono alla CONSAPEVOLEZZA alla base della capacità di costruire relazioni significative.
E sì, forse è vero, sei stata vittima di un amore immaturo, patologico, disfunzionale. Sei stata una bambina “vittima” di adulti ciechi e sofferenti ma ora il tuo dolore è accettata, ascoltato, legittimato e Tu puoi sbocciare come un fiore a primavera, dopo che il freddo dell’inverno cede il passo ai primi tiepidi raggi di sole!

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