PREPOTENZA GENITORIALE

img prepotenza genitoriale

“Metti giù quella cosa!” e il bimbo non molla la presa. Il padre ripete più forte e, visibilmente irritato dice: “Ti ho detto metti giù quella cosa, subito!”. Il figlio continua a non mollare la presa. Il genitore perde la pazienza (oserei dire, va in cortocircuito emotivo), ripete per la terza volta la stessa frase gridando e, senza nemmeno guardare il bimbo negli occhi, inizia a strattonarlo e aprirgli la mano con forza per fargli mollare la presa. Il cucciolo inizia a piangere. Il genitore (invece di consolarlo) continua a parlargli malamente dicendo: “Te l’avevo detto di mollare. Ora piangi pure!”.

Come vi suona questa scena letta così?

Perché poi ci stupiamo che a scuola o al parco, nel rapporto con i coetanei, il bimbo strappa di mano il gioco che desidera all’amichetto o lo spinge giù dall’altalena per salirci lui.
Finché la relazione genitore-figlio sarà considerata una relazione di potere, la violenza sarà inevitabile e intrinseca al rapporto stesso!
Finché l’obbedienza (intesa come sottomissione) del figlio al (volere del) genitore sarà considerata una virtù, la violenza (verbale e fisica) sarà inevitabile!
Finché non ci fermiamo a riflettere sulle nostre azioni, sul significato che hanno per noi e sulle conseguenze che hanno sul comportamento di nostro figlio, non riusciremo a uscire a faticosi, dolori e violenti bracci di ferro genitori – figlio.

Osserviamoci maggiormente!

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