“Eh, ho capito ma Tu non gli dici mai di NO a tuo figlio!”
“Guarda che i bambini hanno bisogno di NO forti e decisi, mica si può fare tutto quello che si vuole nella vita!”
“E dai! Una sgridata forte ogni tanto non fa male, anzi… altrimenti non capiscono quando ci arrabbiamo veramente e qual è il LIMITE!”
“E dagliela una sculacciata ogni tanto a quel bambino, deve imparare a OBBEDIRE!”
Aiuto che confusione che regna intorno alla GENITORIALITA’ RISPETTOSA E CONSAPEVOLE!
Che fatica cercare di essere un genitore empatico e sentirsi continuamente “attaccare” da chiunque (marito, nonni, zii e pure amici) proprio nei momenti di maggior stress relazionale con il bambino!
Che fatica dover ogni volta giustificare il nostro modo di “agire” (o meglio, RELAZIONARSI) con il figlio proprio mentre si è intenti a gestire un cucciolo d’uomo in preda a una crisi emotiva (volgarmente detta “capriccio”)!
Che fatica dover ogni volta ripetere che Disciplina Dolce NON è sinonimo di LASSISMO o anarchia!
Che fatica voler esercitare la propria genitorialità nel miglior modo possibile sentendosi sempre criticati da chi non conosce nulla delle neuroscienze e dei meccanismi alla base dello sviluppo del cervello umano!
Allora, per l’ennesima volta, proviamo a fare un po’ di chiarezze:
Disciplina Dolce non vuol dire non dire mai NO al bambino ma vuol dire impegnarsi OGNI VOLTA a dire quel NO nel modo più “prendibile” possibile per il bambino, rispettando i suoi bisogni e le sue emozioni!
Il NO per un bambino, soprattutto nei primi anni di vita, è fonte di grande frustrazione perché sente limitate le sue già limitate possibilità d’azione sul mondo. Ecco perché è importante che il NO non sia detto freddamente e rigidamente come un esercizio di potere dell’adulto sull’infante ma sia detto con DELICATEZZA nei confronti del bambino ma FERMEZZA, possibilmente accompagnandolo con una breve spiegazione fruibile dal cucciolo.
Il NO – inevitabile in ogni processo educativo – fatica ad essere (ben-)accettato dal bambino, se prima non si dice SI’ al soggetto.
Il bambino che si sente dire “no” ha DIRITTO di protestare (gridando, urlando e facendo una scenata), ha diritto di AFFERMARE IL SUO DESIDERIO. Proprio così non diventerà un adulto insicuro e ansioso!
Disciplina Dolce non significa impedire le frustrazioni al bambino ma significa accoglierlo anche nella sua frustrazione.
Significa che se il bambino protesta al NO (nei modi a lui possibili, talvolta anche con calci, pugni e morsi) non viene ulteriormente mortificato con urla, sculacciate o umiliazioni da parte dell’adulto ma accolto, accettato e accompagnato anche nella sua manifestazione emotiva.
Vuol dire che un bambino ha diritto di essere coccolato (anzi, ne ha proprio bisogno) se è in preda a una crisi emotiva (ripeto volgarmente chiamata “capriccio”)!
Se l’adulto mal-tollera il pianto di un bambino o mal-tollera che si butti per terra al diniego e sente l’urgenza di farlo star zitto dopo averlo sgridato per qualsiasi motivo è un problema dell’adulto e non del bambino! In tal caso, l’adulto ha bisogno di lavorare su di sé, sulle sue emozioni represse e non deve imporre al bambino di placarsi per placarlo!
L’adulto faccia l’adulto (ed eventualmente chieda aiuto per sé) e lasci che il bambino faccia il bambino!
E ancor più se una madre si sta relazionando a un bimbo in crisi, almeno fintanto che non chieda lei aiuto, lasciate che sia lei a gestire la situazione, non servono commenti né sul suo approccio, né su di lei, né (tanto meno) sul bambino!
La Disciplina Dolce NON è per tutti! La Disciplina Dolce implica prima di tutto un lavoro su di sé: chi non lo fa, taccia (luoghi comuni e stereotipi educativi non sono d’aiuto a nessuno