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AMARE E TRASMETTERE AMORE

img amore genitori

Una frase che sentii durante il mio percorso formativo e che mi fece riflettere molto già anni fa ma che mai come in questo periodo di lavoro mi risuona continuamente in testa, è una frase tanto ovvia quanto drammatica: “In tutto il mondo, i genitori proclamano di amare i figli, peccato che il mondo non sia pieno di figli che possano dire di essersi così tanto sentiti amati dai genitori”.

Dire di amare i propri figli non basta! Occorre che i genitori dimostrino l’affetto concretamente, in modo che i figli possano percepirlo realmente. Il genitore, che si irrita (difensivamente) e si stupisce dinnanzi alla domanda diretta “ma lei ama suo figlio?” e (ovviamente) risponde affermativamente ma poi si mostra distante e severo, è il prototipo di calore non percepito.

Il sentirsi più o meno amato dai genitori ha un impatto diretto sullo sviluppo dei bambini: coloro che si sono sentiti amati e accettati dai genitori tendono ad avere una salute mentale significativamente migliore di coloro che si sono sentiti rifiutati.

L’AMORE GENITORIALE, per arrivare al cuore del figlio, deve però sempre essere mostrato a tre livelli:

  • FISICAMENTE, con l’abbraccio, il bacio, le carezze e il conforto;
  • VERBALMENTE, attraverso il tempo dedicato all’ascolto e al riconoscimento delle emozioni dei figli;
  • SIMBOLICAMENTE, nel tempo trascorso insieme per il puro piacere di stare insieme e fare insieme qualcosa di gradito al figlio.

Personalmente, un diktat che mi sono data fin dalla gravidanza di mio figlio e che ancora trovo utile è riassumibile nel constante interrogativo interno: “Come si sente mio figlio dinnanzi al mio comportamento? Anche nella frustrazione, ha percepito il mio amore?”. Ecco, se la risposta è negativa (e talvolta, capita… è normale), mi fermo e vado in riparazione!

Una carente percezione di amorevolezza nel comportamento dei genitori, infatti, non è subito correlata a “ostilità” verso il genitore (come spesso si vede dalla pre-adolescenza in poi) ma, nell’infanzia, ahimè, è più associata a una bassa autostima, a una bassa competenza sociale e a elevati problemi comportamentali che espongo il piccolo ancor più ad atteggiamenti ostili nei suoi confronti, in un doloroso circolo vizioso.

Risposte aggressive, fredde, rifiutanti da parte dell’adulto possono creare nel bambino un pericoloso senso di inadeguatezza e, di conseguenza, far sorgere in lui dubbi sul proprio valore come persona e incertezza nell’agire. Quando ci si accorge di ciò, quindi, un approccio utile potrebbe essere la ricerca e creazione attiva da parte del genitore di momenti gradevoli di condivisione, anche brevi, ma ripetuti nel tempo.

E ricordiamo sempre che quando un bambino non si sente amato in famiglia, non smette di amare i genitori ma smette di amare se stesso!

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