Le regole cambiano da cultura a cultura, da contesto a contesto e da decennio in decennio. Ai tempi degli antichi romani era d’uso mangiare semi-sdraiati prendendo il cibo con le mani. In Africa, presso alcune tribù si mangia tutti in cerchio seduti a terra prendono il cibo con le mani da un unico piatto centrale condiviso. Alla corte della regina d’Inghilterra, neppure il pollo si può mangiare con le mani e per ogni pietanze c’è una posata specifica.
Chi decide quindi come sia più giusto/corretto nutrirsi? NESSUNO!
È il contesto che definisce la prassi adeguata e alla quale ci si deve conformare per “non essere quello fuori posto”.
L’educazione non può così avere come obiettivo primario l’imporre (a qualsiasi costo) il rispetto di regole arbitrarie, come era un tempo. Oggi, non si può considerare “ben-educato” solo un bambino di 3 anni che mangia al tavolo composto secondo tutti i dettami del galateo. La conformazione agli standard sociali del contesto in cui si è inseriti arriva SPONTANEAMENTE con il procedere dell’età (chi prima, chi dopo) solo per osservazione degli adulti circostanti. Se in una famiglia tutti mangiano al tavolo con le posate, non ruttando liberamente, entro i 6/7 anni anche i figli interiorizzano il modus vivendi familiare e se ne conformano, senza fatica e/o forzature. Inutile perdere tempo ed energie per ottenere precocemente delle conquiste che tanto arrivano da sé, illudendoci di aver fatto un buon lavoro come genitori/educatori.
Ciò su cui invece vale la pena investire tempo ed energie nelle ns ruolo educativo genitoriale è il RISPETTO dell’altro. È il rispetto che dobbiamo a nostro figlio come SOGGETTO, con il suo carico di BISOGNI ed EMOZIONI che chiedono di essere ASCOLTATI e ACCOLTI in modo che, un domani, anche lui sappia come COMPORTARSI CON CHI HA DINNANZI.
Oggi, in una società in costante divenire (“liquida”, come l’aveva definita Bauman), dove il rispetto per l’altro ha troppo spesso ceduto il posto alla paura, all’odio, alla rivalsa della propria frustrazione soggettiva sul prossimo, è importante puntare sulla qualità della relazione genitore/educatore –figlio, piuttosto che sulla cieca sottomissione a regole mutevoli e, talvolta anche prive di logica.
E allora?
– Prendiamoci del tempo ed entriamo in sintonia con i bambini prima di pretendere di “raddrizzarli”
– Osserviamo il comportamento nostro e dei nostri figli e iniziamo a metterlo in parola
– Riflettiamo insieme sul significato dei comportamenti propri e altrui
– Utilizziamo la COMPRENSIONE per guidare la nostra reazione e stimolare quella dei bambini.
L’abilità riflessiva inizialmente rallenta ma, con il tempo, ci semplifica la vita e ci aiuta a vivere più sereni !