La fase 1 della pandemia sta finalmente volgendo al termine. Per molti, sarà ricordata come la fase del “tanto tempo libero”, niente lavoro, spostamenti in auto limitati, stop al taxi dei figli tra scuola, casa, sport, catechismo … ma per pochi temo sarà ricordata come la “fase della leggerezza”.
Per me in primis, è stato un periodo stressante, dalle mille emozioni contrastanti, dalla gioia di potermi dedicare anima e corpo a mio figlio h. 24, alla tristezza per la perdita dei miei spazi personali, ai timori per la prosecuzione del mio lavoro fino a qualche inevitabile tensione di coppia, che la convivenza senza-svago comporta (perché diciamocelo pure la famiglia del Mulino Bianco esiste solo nelle pubblicità!).
La cosa sulla quale però mi trovo più a riflettere oggi è quanto anche nella noia, anche nello stop dalla frenesia della routine quotidiana pre-covid19, sia difficilissimo fermarsi veramente ed essere presenti nel qui ed ora, essere presenti a se stessi.
In diversi mi hanno segnalato la fatica di stare nel rapporto con il figlio, di vivere il rapporto con il partner o di gestire lo smartworking.
Ognuno ha avuto (e ha) le proprie fatiche ma, ahimè, troppo spesso cadiamo nel facile tranello di incolpare gli altri, chi ci sta intorno o chi ci sta sopra, della nostra frustrazione e così ci arrabbiamo, litighiamo e perdiamo ulteriormente la nostra serenità.
Ce la siamo presi con i nostri figli se hanno rotto un piatto o saltato sul divano, ce la siamo presi con il nostro partner se non ha fatto ciò che ci aspettavamo da lui/lei, ce la siamo presi con il Governo se non ha fatto quello che avremmo fatto noi al suo posto (ma oserei dire: per fortuna, non c’eravamo noi al posto di Conte in questi mesi), ce la siamo presa con i runners solitari come se fossero il male della società, ce la siamo presa con … (la lista potrebbe essere infinita ….)
MA???
Siamo veramente così convinti che le nostre emozioni (soprattutto quelle negative) siano sempre colpa degli altri?
Perché ci è così faticoso andare oltre a ciò che ci fa male per leggerlo in una chiave soggettiva?
Un’amica e collega, Valeria Falovo Missnoir, nei gg scorsi mi ha detto: “Il momento è tanto difficile per tutti, credo però che sia importante arrivare al cuore del proprio sentire, saperlo comunicare con calma e serenità, cercando di andare oltre alle recriminazioni stando maggiormente su ciò che sentiamo noi!”.
Accipicchia quanto è faticoso!!! Ma che alternativa abbiamo?
Noi non possiamo controllare il comportamento degli altri, possiamo però imparare a conoscerci e gestire in maniera più costruttiva le nostre emozioni… diversamente, ipotechiamo la nostra felicità sugli altri e rischiamo di cadere facilmente in vittimismi e rassegnazione!
Non possiamo cambiare la realtà esterna ma possiamo cambiare il nostro sentire, le nostre reazioni!
RiflettiAMOci e iniziamo a conoscerci meglio!!!