Come sai, nella mia pratica clinica incontro quotidianamente coppie che hanno deciso di intraprendere un percorso di terapia, per sanare ferite o per farsi accompagnare serenamente verso la separazione.
Quello che mi balza sempre agli occhi è che quelle due persone che mi trovo davanti altro non sono che due bambini, due piccoli umani nel corpo di adulti, con tutte le loro insicurezze, paure e bisogni. E come ogni bambino, anche loro scattano alla più piccola sollecitazione, certi che si tratti sempre di una questione di vita o di morte.
Quando ci interfacciamo con l’altro lo facciamo portando con noi anche il nostro bambino interiore ed è lui (o lei) che spesso viene ferito. Per questo facciamo così fatica a mantenere lucidità, calma, sangue freddo.
Lo scontro tra due partner è in realtà sempre lo scontro tra i bambini che sono stati: prima ancora di entrare in connessione, queste due anime si scontrano per difendersi, per proteggere le proprie ferite mai sanate.
La terapia di coppia non andrebbe mai considerata come “un’ultima spiaggia” ma, anzi, come l’occasione per prendersi cura di quei due bambini che desiderano così disperatamente ritrovarsi coppia, adulta.