Quando una mamma dice, spesso tra le lacrime e la disperazione, “Non mi sento una brava mamma”, sovente, un coro unanime cerca di rassicurarla dicendole: “Che dici?”, “Ma smettila di dire stronzate!” oppure “Non è vero! Siamo tutte delle brave mamme!” o ancora “Sei sicuramente la miglior mamma che tuo figlio voglia avere perché sei la SUA mamma!”.
Tutte queste rassicurazioni sono indubbiamente mosse dalle migliori intenzioni, ossia dal desiderio di consolazione della mamma “disperata”… eppure, sminuire/negare o reprimere il dire della mamma che si sente “cattiva” non le è, ahimè, in alcun modo utile!
Alice Miller (psicoanalista nota per il suo lavoro sulle cause e gli effetti dei traumi infantili) spiega bene come, talvolta, le madri siano costrette a riconoscersi INCAPACI – nonostante ogni sforzo – di amare e accudire amorevolmente il loro bambino a causa della sofferenza affettiva vissuta nella loro infanzia e, volenti o nolenti, devono fare i conti con questo doloroso auto-rimprovero di essere “immorali” se vogliono spezzare la catena di ripetizioni che le ingabbia.
La Miller, però, scrive anche: “A mio parere, il fatto stesso di riconoscere i propri veri sentimenti, indipendentemente da ciò che pretenderebbe la morale, metterà la madre in grado di sostenere se stessa e il bambino, spezzando la catena dell’autoinganno.”
IL BAMBINO CHE VIENE AL MONDO HA BISOGNO DI RICEVERE DAI GENITORI AMORE, OVVERO DEDIZIONE, ATTENZIONE, PROTEZIONE, GENTILEZZA, CURA E DISPONIBILITA’ A COMUNICARE.
In mancanza di ciò, divenuto adulto (il bambino di un tempo) sarà impossibilitato a elargire l’amore dovuto ai propri figli…. ed ecco allora lì pronto l’autorimprovero di essere un “cattivo genitore”.
Il “cattivo” genitore altro non è che un bimbo ferito che sta incontrando le cicatrici della sua infanzia e patisce (consapevolmente) la paura di arrecarne altrettante al suo bimbo attuale. La veloce rassicurazione: “Ma dai, non dire così che non sei una cattiva madre” poco giova al dolore della vittima, che ha soltanto bisogno di CONSIDERAZIONE, RISPETTO, COMPRENSIONE DELLE SUE EMOZIONI, PROTEZIONE E AMORE INCONDIZIONATO, ovvero ha bisogno proprio di ciò che (più o meno volontariamente) i genitori gli hanno negato.
A volte, ci sentiamo tutti “cattivi” genitori ed è lì, in quei momenti di dolore, che dobbiamo imparare con compassione e anche auto-empatia a fare esperienza dell’amore per il bambino che siamo stati.