MIO FIGLIO E’ MAL-EDUCATO!

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“Dottoressa, che faccio? Non so più cosa fare con mio figlio, è un gran maleducato, dice parolacce, è impertinente e prepotente, picchia e non sta fermo un attimo!”.

Uh, che quesito complesso!

Dinnanzi a una simile richiesta non posso che rispondere porgendo anch’io qualche domanda:
Quanti anni ha il figlio?
E’ “maleducato” (se così vogliamo chiamarlo) solo con lei o anche con altri? Lo è sempre o solo in particolari contesti o momenti della giornata? Lo è sempre stato o ha ravvisato un cambio del comportamento solo nell’ultimo periodo?
Che comportamenti attua lei dinnanzi alle azioni “maleducate” (continuo a chiamarle così per facilità di comprensione) dei figlio? Che emozioni le suscita suo figlio in quei momenti? Che pensieri le vengono?

Talvolta, mi è veramente impossibile rispondere ai quesiti che ricevo via messaggio o per telefono perché – se ancora dovesse servirlo ripetere – per me, la Disciplina Dolce non è un insieme di tecniche specifiche applicabili sempre e con garanzia di risultato (della serie soddisfatti o rimborsati) ma una forma mentis, un atteggiamento mentale che porta a cercare di approcciarsi ai minori con amorevole accoglienza senza perdere il proprio ruolo di guida.

Ecco che, allora, per me, non esistono “comportamenti problema” in sé e per sé che bisogna correggere il più rapidamente possibile come si potrebbe pensare di fare chiamando un giardiniere per sistemare le piante del proprio giardino che stanno crescendo storte o con delle erbacce nel mezzo da sradicare. Esistono piuttosto dei bambini e dei ragazzi con DIFFICOLTA’ nella gestione delle EMOZIONI e che spesso sono essi stessi vittime dei loro comportamenti disfunzionali, così come lo siamo noi!

Conoscere chi abbiamo dinnanzi e conoscerci è il primo passo verso il CAMBIAMENTO!

Per rispondere alla prima domanda, quindi, suggerisco di partire dall’ANALISI FUNZIONALE DEL PROBLEMA: che cosa ci sta comunicando quel minore con quel comportamento? Che funzione ha, per lui, quello specifico comportamento lì in quel momento in cui lo sta agendo? Che emozione sta provando il figlio?

Una volta che riusciamo a dare almeno una risposta a questi interrogativi, beh… la strada da intraprendere è lì dinnanzi a noi!

Domani Vi posterò un esempio concreto tratto dalla mia esperienza clinica 😉

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